Perché scrivo
Non sono nato con la passione per la scrittura, anche se mi è sempre piaciuto inventare storie, che raccontavo a me stesso quando ero ragazzo e, molto più tardi, alle mie figlie quando erano bimbe piccole (quanto mi divertivo!).
Fino a qualche anno fa non mi sono mai immaginato “scrittore”. E ancora adesso ho un grandissimo rispetto, quasi timore, per quella parola. Per cui oggi mi sento solo una persona che racconta delle vite immaginate.
È iniziato tutto che avevo già abbondantemente superato i cinquanta.
Ero a Roma in un agosto molto caldo. Ero andato a trovare mia mamma, a stare un po’ con lei, ben consapevole che non ci restava ancora molto tempo insieme. La città era vuota, nessuno dei miei amici romani, e le giornate passavano lentamente tra passeggiate solitarie in città, camminate altrettanto solitarie nei boschi del viterbese, qualche sera a cena fuori con le meravigliose badanti di mia mamma, Rut e Olga, due donne d’amore a cui sono affezionatissimo, e dialoghi faticosi con lei, già lontana.
Una mattina apro il pc con gesto automatico e su una pagina bianca improvvisamente le mie dita si muovono sulla tastiera quasi senza collegamento col cervello.
E sulla pagina bianca cominciano a riversarsi pensieri di persone immaginarie.
Era come se, in tanti anni, io avessi accumulato nell’anima mille storie che improvvisamente mi chiedevano di uscire. Anzi, non storie, sensazioni, emozioni, visioni. Che poi sarebbero confluite in racconti. E da lì che ho cominciato a scrivere, e poi è diventato un bisogno.
Immaginare vite, provare a immaginare sentimenti ed emozioni non miei, provare a trasmetterle, mi dà gioia e mi appaga. È qualcosa che risponde alla mia natura.
Anche se, più scrivi e più pensi di non avere fatto abbastanza.
La cosa che più mi piace, che più mi dà soddisfazione, è sentire come i lettori interpretano i personaggi dei miei libri, spesso in modo diverso dal mio. È la prova che i personaggi vivono di vita propria, nati dalla mia fantasia ma indipendenti da me.
I miei libri
Ho scritto due libri pubblicati, L’Amore borghese e Strade Secondarie, tante pagine di prove, esperimenti, tante nuove storie abbozzate.
Un terzo libro sta nascendo. Tutto “materiale” che era dentro di me, in cui lo sforzo è stato quello di inventare una trama in cui contenere le emozioni che premevano per essere raccontate.
In questi libri c’è un filo conduttore non solo stilistico, e quando avrò pubblicato anche il terzo libro avrò chiuso il trittico delle emozioni conosciute, pensate su persone immaginarie ma che io comunque conosco.
Poi – forse – dovrò muovermi su altri territori, per adesso ho solo qualche idea dai contorni ancora indefiniti.
Nel frattempo un grazie di cuore a chi ha avuto la bontà di leggermi.
