La fidanzata di Roma

Un racconto che fa molto bene agli occhi. Perché fa bene agli occhi? Semplice, perché Gabriela era veramente una gran bella ragazza (e oggi è una splendida signora cinquantenne, veramente affascinante).

Quindi con lei la domanda è sempre stata, “più famosa perché bella o più famosa per i risultati sportivi?” Difficile dare una risposta a questa domanda e capisco anche che possa essere irritante giudicare una professionista dello sport più per la bellezza che per le qualità di gioco. Ma tant’è, così va il mondo e non sarò certo io a farlo cambiare!

Gabriela esplode giovanissima, vince il suo primo torneo professionistico che ha solo 15 anni e già in quel primo anno di attività senior arriva alle semifinali al Roland Garros. Da lì inizia una carriera che in moltissimi prevedono straordinaria. E in effetti la carriera della bella argentina sarà senz’altro di altissimo livello ma meno di quanto si potesse supporre da quell’inizio fulminante. Un torneo dello Slam vinto, gli US open del 90, e altre due finali Slam perse, sempre contro l’arcirivale dell’epoca, la tedesca “rullo compressore” Steffi Graf. Poi altri 26 titoli in singolare sparsi dall’85 al 95.

Bella era bella Gabriela, con quegli occhi neri come la pece, i lineamenti affilati, il corpo snello ma muscoloso e le gambe, beh, che gambe! E poi quelle movenze un po’ maschili su un corpo così bello erano un mix di sensualità, e la gonnellina che svolazzava maliziosa… ce n’era di che mandare in visibilio il pubblico maschile ma, attenzione, anche quello femminile la adorava, immagino perché in lei vedeva un modello di femminilità forte e delicata allo stesso tempo.

E naturalmente Gaby giocava anche molto molto bene. Il dritto tipico da terraiola sudamericana, potente ma fin troppo arrotato, ma soprattutto un gran rovescio a una mano con cui sapeva usare con naturalezza qualsiasi rotazione (che abbia guardato molto Vilas da bambina mi pare evidente). Poi anche ottima padronanza a rete e buonissima mobilità. L’unico vero limite tecnico ce l’aveva nel servizio, macchinoso, poco fluido, molto liftato ma lento per una con il suo fisico.

L’altro limite, forse, lo aveva un po’ nella testa, nelle mille sfide (in verità 40) con la cannibale Graf, tante partite le ha perse proprio a un passo dalla vittoria, per mancanza di quel killer instinct che invece Graf aveva in abbondanza (sanguinosa la sconfitta nella finale di Wimbledon del 91, quando arrivò a due soli punti dal match). In ogni caso è stata la giocatrice che può vantare il maggior numero di vittorie sulla fortissima tedesca, undici.

Ma al pubblico di tutto il mondo che Gabriela vincesse meno (molto meno) di Steffi, importava ben poco, erano tutti per lei, sempre (tranne in Germania, of course). Erano tutti per lei perché era bella (e lo abbiamo già detto), ma anche perché era più umana, lasciava trasparire molto di più le sue emozioni, e perché nel suo gioco c’era forza ma anche creatività, fantasia, talento e rischio.

E in quale paese al mondo tutto questo poteva essere apprezzato di più? Ma è ovvio, in Italia! Gaby era un’autentica beniamina del pubblico romano che a lei ha riservato un tifo scatenato e passionale come soltanto ad Adriano. Celebre uno striscione cha appariva quando scendeva in campo lei “se attacchi mi attizzi”, c’è dentro un concentrato di amore e ironia.

E Gabriela quando giocava a Roma, in quell’ambiente così caldo, si trasformava, dava un calcio alle sue timidezze e dava veramente il meglio di sé. Vinse al foro Italico nell’88 – 89 – 91 e 92. Un Foro che ribolliva di una passione viscerale per una ragazza adottata a “romana ad honorem” sin dalla sua prima apparizione nell’85.

Gabriela chiuse la carriera agonistica a soli 26 anni, usurata non tanto nel fisico ma nella testa. Stufa della fatica mentale che lo sport a certi livelli richiede e desiderosa di vivere una vita “normale”. Dentro di lei non ardeva quella furia di vincere sempre, all’infinito, che caratterizza i cannibali dello sport. Ma come faceva ad essere un cannibale una ragazza così bella?

C’è però un’altra vicenda da raccontare su Gaby che dice tanto di lei; negli anni che vanno dall’89 al 93, fece irruzione come una bomba nel tennis femminile la serba Monica Seles. Seles giocava dritto e rovescio a due mani e colpiva la palla con un anticipo pazzesco. Al suo apparire non ce ne fu più per nessuna, neppure per la Graf, anche lei travolta dalla potenza di Monica. Ma nel 93 uno squilibrato tifoso della Graf, si avventò in campo su di lei (erano ad Amburgo) e l’accoltellò.

La ferita non era grave ma Seles rimase traumatizzata dall’episodio e si ritirò completamente per due anni dal tennis agonistico (per poi tornare “a spizzichi”). La WTA, l’associazione delle tenniste professioniste, propose di lasciare alla Seles il ranking di numero uno al mondo che si era conquistata a suon di vittorie sul campo, fino a quando la serba non avesse deciso di rientrare. Bene, dimostrando ben poca solidarietà (e io direi anche poca intelligenza) le 20 top ten votarono contro quella proposta della WTA. Tutte tranne una, Gabriela Sabatini.

A carriera finita la ragazza timida ha lasciato il posto a una donna sicura di sé, che si occupa di molte attività imprenditoriali con grande successo e non disdegna qualche match esibizione dove si presenta sempre in condizioni perfette, tonica come una trentenne. E per favore, non fate vedere a Clerici le foto di com’è oggi Gabriela; potrebbe fargli male al cuore!

Gabriela oggi

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